Un altro giorno

Vi lascio alla lettura del racconto di Giulia Monteverde, seconda classificata al Premio “Terra Utopiam” per la sezione Narrativa……

 

Un altro giorno

 

Sentiva, il suo corpo scarno urlare, ormai era solo ossa ricoperte di pelle, le sue parvenze umane erano più simili a quelle di un fantasma sparuto. Non era più fame, non sentiva più lo stomaco, ormai si era trasformata in una straziante e dolorosa contrazione di tutte le articolazioni. La stanchezza gli dilaniava gli arti, cominciò a tremare. Strinse quel mucchio d’ossa nella coperta sudicia. La tavola dura su cui era sdraiato, gli penetrava nel corpo ormai allo stremo. Riuscì a pensare, che doveva dormire, se voleva sopravvivere. Trovare cibo era impossibile, doveva bastargli quella nauseabonda zuppa. Ma non era tanto la mancanza di cibo e il lavoro massacrante per tutto il giorno a pesargli, non era la mancanza di libertà. Non era più niente. Sentiva il respiro affannoso e tossire di tanti niente. Aprì gli occhi, un raggio di sole gli inondava il viso, filtrava attraverso i rami di un grande albero. Si era levata una brezza leggera che gli accarezzava i lineamenti. Era una sensazione piacevole. Sentì fra le dita i fili d’erba freschi. Si voltò lentamente e vide lei che lo guardava sorridendo. Guardò i suoi occhi e provò una sensazione di caldo in tutto il corpo. Era così bella. Si voltò e la strinse fra le braccia. Vide quelle labbra rosa, che amava. Cominciò a baciarla. Si sentì inebriato e felice.

Poi lei si divincolò e si alzò lentamente, lo prese per mano. Lui la seguì e cominciarono a correre nell’erba sotto il sole caldo dell’estate. Non aveva mai visto un cielo così azzurro e una campagna, con verdi così vividi. Corsero a perdifiato,  poi si abbracciarono ridendo. 

Aprì gli occhi, guardò fuori dalla finestrina e vide l’ insegna di ferro che brillava al sole, su cui era scritto “Arbeit macht frei”.

 

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